Gocce grosse e calde
roba estiva
compiono solitarie sull’asfalto
un sacrificio inosservato.
A qualche sventurata
tocca di rinviare
il momento santissimo
del ritorno al principio:
sopravvivendo cade
sulla materia di me,
che ronzo di catena
e faccende d’organi
pedalando sulla camionale
disertata, enorme incensiere
che spande sudori
di catrami e di gomme.
Sole di questa estate,
frutto tardivo,
dal mallo duro
sospensione d’oceano e ferro,
guardami e dimmi
se anche altrove consola
lo stesso immane miraggio
circolare e smarrisce.