Seamow, you will find all your brothers here
and sense you've met a few already, by chance or mistake.
See them all in your wandering the world, they will tell you of the lands I trod.


28 giugno 2009

Arcus vivendi

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- Sei tornato finalmente!
- Oui, ma folle danseuse. Calmati. Fatti alitare un po’ sul nasone. Già, solito Leberkäse e Paulaner. Non trovo di meglio al rientro. Va meglio ora?
- Si, grazie. Non si fa più vita...
- A chi lo dici...
- Ma insomma, cos’è per te vivere?
- Oddio, così sulla porta... ah, tes baisers doux d’albumen... Parlare.
- Anche con te stesso?
- Sì.
- Allora vivi in questo esatto momento?
- In un certo senso sì, direi meglio che sopravvivo.
- Parlare ... pensare no?
- Per l’appunto, anche pensare. Fai la furba eh? e io ti strizzo il muso proprio tra il tartufo e i bulbi straniti, inutile che li sgrani, non capirai mai questi giochi così materiali. (Non si capiscono, non si possono capire, i giochi che piacciono)
- Stai pensando ora?
- Beh, ora non più. Rispondo. Anch’io sono bravo a sfuggirti, chasseuse de tourterelles. Fammi posare ‘sto coso.
- E non pensi quando rispondi?
- No. Cerco. Cerco la risposta giusta tra le tante. Ci metto un attimo.
- Strano che tu non pensi quando ti pongono una domanda. Potresti scoprire tante altre cose.
- Non credo, tutt’altro. Non amo mediare quando mi fanno una domanda. Si arriva al nulla di sempre. Meglio cercare la risposta giusta e chiuderla lì.
- E come alimenti la tua scorta di risposte giuste?
- Vivendo.
- Cioè? Rispondendo, parlando o pensando?
- Sperimentando. Agendo.
- Cosa mi hai portato?
- Niente.
- Ma allora parlare cos’è?
- Ascoltare e dire. Cantare.
- Senza connessioni? Senza ragione? Senza dialogo?
- Senza. Quello sarebbe pensare.
- Allora vivere è rispondere, pensare, parlare e agire. Mi sembri confuso. Abbiamo finito?
- Sì. È tutto. C’è una vita ribattuta, una pensata, una cantata ed una sperimentata. Non si conoscono tra di loro anche se seguono una linea di superamento ad arco. La prima è vita inevitata, la seconda è vita sopravvissuta, la terza è vita davvero, la quarta è vita bruciata.
- E dove si trova questa linea ad arco?
- Su una bolla di libertà, che si alza sul lago dell’accaduto. E lì che si tuffa la vita sperimentata, è lì dove si trovano tutte le risposte giuste, è da lì che evapora la vita inevitata. È da quel torbidume insopportabile che si sprigiona la bolla di libertà.
- Ossignore. E come si forma quella bolla?
- Depressione.
- E sì mio caro, lo so. Lo vedono tutti. Da tempo...
- Ma che hai capito? La bolla di libertà si forma per depressione. È il buio sopra il lago che la risucchia su. Talvolta succede.
- Quindi la libertà non è … libertà?
- Macché… è un fenomeno fisico. Ci sono momenti in cui il buio sovrastante opprime di meno e il lago è così limaccioso che ci potresti camminare su con tutte le scarpe. È allora che si alza la bolla.
- Senti, ho altre priorità adesso, mi aspetta un po’ di vita ribattuta. Dimmi solo perché la vita davvero – come la chiami tu - è quella cantata.
- Perché è il punto di spinta massima della libertà. È dove il buio si rarefà: è quando, è dove si spacca la superficie del conosciuto: non rispondi più, non pensi più, non agisci più. Ascolti il buio e vibri nel buio. Dura un attimo. Parti in sintonia prima, sulla spinta, e poi prendi una tua strada imponderata e inistintiva. Crei. Non potrai mai immaginare il percorso di quella piccola esplosione. Tutti ne vedranno i frantumi ricaduti sul lago - il frutto conosciuto della tua creazione - e qualcuno di questi resti ne sarà il simulacro. Molti ne godranno a lungo. Ma nessuno, tranne te, avrà vissuto davvero in quell’esplosione. Nessuno, tranne te, l’avrà potuta all’istante dimenticare.
- Non si possono capire i giochi che piacciono.
- Già
- Portami fuori ora.
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