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Tra queste quattro mura di betulla,
segni sudando e voci d’intelletto,
i’ vo’ morendo. E luna ora mi culla,
materna invela erboso il dolce tetto
quel mesto pondo ch’imbasculla il mondo,
e i’ m’abbandono a dir, a tal cospetto.
Nulla v’è qui ch’in altro girotondo
d’umane sorti e intrichi non s’arroti,
ma sol si è se ci si svela a fondo:
così cantando assorto, i miei remoti
sogni e gesta e passïoni e morti
e le risurrezioni vo’ far noti.
Ed io sarò. Per te, che da contorti
orditi d’onde radio m’hai trasdotto
nel tuo piccì o nel palmar che porti
teco dovunque. Per te, che di sotto
il banco follemente digitando
i tasti numerati per far motto
un nuovo post sorprenderà sonando.
Così sarò. E non di carne fatto
ma di pensier etterno mi tramando.
Ordunque è ben ch’i’ inizi con il tratto,
ché disfocando l’occhio sulla fronda
del pria lo stereogramma mostra esatto.
segni sudando e voci d’intelletto,
i’ vo’ morendo. E luna ora mi culla,
materna invela erboso il dolce tetto
quel mesto pondo ch’imbasculla il mondo,
e i’ m’abbandono a dir, a tal cospetto.
Nulla v’è qui ch’in altro girotondo
d’umane sorti e intrichi non s’arroti,
ma sol si è se ci si svela a fondo:
così cantando assorto, i miei remoti
sogni e gesta e passïoni e morti
e le risurrezioni vo’ far noti.
Ed io sarò. Per te, che da contorti
orditi d’onde radio m’hai trasdotto
nel tuo piccì o nel palmar che porti
teco dovunque. Per te, che di sotto
il banco follemente digitando
i tasti numerati per far motto
un nuovo post sorprenderà sonando.
Così sarò. E non di carne fatto
ma di pensier etterno mi tramando.
Ordunque è ben ch’i’ inizi con il tratto,
ché disfocando l’occhio sulla fronda
del pria lo stereogramma mostra esatto.