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Torno
in questo luogo incontemplato,
che pur esiste, perché è qui
a me intorno.
E qui ombrilungo m’aggiro.
Silenzioso estraneo e solo,
oltre le squadrate forme,
tento di capirne
come il gatto
che visitava notturno
che visitava notturno
le stanze di noi pervase.
Ma non v’è contesa di sensi:
sovrasta questo tuo sospeso istante
e i suoi mossi tatuaggi di luce
uno sciame di voci
che dissi a tutti nostre,
ma che qui
si fanno mie soltanto.
Qui, dove inutilmente torno,
muscoli e levigate cosce,
pietra che ferma la carne:
così il sogno sfonda le quinte
e si mostra in una scena non sua,
attore al pari del vero.
È qui che danno ogni sera
lo stesso destino disfatto.